L’Agility nasce nel 1977 quando John Varley, membro del Comitato Organizzatore del CRUFTS DOG di Londra, è alla ricerca di uno spettacolo originale che colmi i momenti vuoti del CRUFTS SHOW (la più grande manifestazione cinofila del mondo) organizzata dal KENNEL CLUB (corrispondente al nostro ENCI). Per fare ciò elabora, insieme a Peter Meanwell, esperto addestratore e giudice ufficiale, per il CRUFTS del 1978, le modalità per effettuare la prima dimostrazione di Agility.
Il pubblico apprezzò talmente tanto che il KENNEL CLUB l’anno successivo decide di pubblicare un primo e apposito regolamento dando così il via alle prime gare ufficiali. L’agility diventa da allora lo sport cinofilo più seguito e praticato in tutta la Gran Bretagna. I primi paesi del Continente ad attivarsi sono poi stati quelli del Nord Europa come Francia, Germania, Belgio, Finlandia e Danimarca che nella disciplina sono oggi all’avanguardia, hanno poi seguito la Svizzera, l’Italia e la Spagna.
In Italia l’Agility approda solo nel 1988; i primi stage vengono organizzati nel 1989 a Torino dal GARU (Gruppo Amici Razze Utilità) e sono tenuti dal giudice francese Jean Pierre Garcia e dall’inglese Peter Lewis. Anche in Italia tale disciplina suscita interesse tale che il 1° Gennaio del 1990 l’ENCI pubblica un primo abbozzo di regolamento, per poi adeguarsi a quello internazionale della FCI (Federazione Cinologica Internazionale) un anno dopo.
Nel 1990 si effettuano in Italia le prime gare nazionali e la prima timida apparizione in campo internazionale. Dal 1991 cominciano a diffondersi in Italia Centro-Settentrionale i Club di Agility, le gare diventano più frequenti e i concorrenti più numerosi. L’Italia fa subito progressi sia perché si innesta in centri cinofili con buona esperienza e ottimamente impostati sull’addestramento, sia perché ha saputo far tesoro dell’esperienza della vicina Francia evitando così quegli errori iniziali che ne avrebbero rallentato lo sviluppo.
Ma che cos’è l’Agility? L’agility è una delle discipline cinofilo-sportive che vedono uomo e cane impegnati e coinvolti sia dal punto fisico che da quello emotivo. Infatti il cane deve affrontare una gara ad ostacoli ispirata al concorso ippico (gli ostacoli: salti, muro, tavolo, passerella, bascula, palizzata, slalom, tunnel rigido e morbido, ruota, salto in lungo, sono disposti in modo da formare percorsi diversi e di varia difficoltà) durante la quale verranno impegnati e valorizzati l’agilità e la capacità di apprendimento dell’animale.
Per quanto riguarda il conduttore, l’Agility è un misto di velocità, precisione e comunicazione: neanche il cane più allenato ed esperto di Agility otterrà risultati se chi lo conduce non riesce a trasmettergli con tempestività e chiarezza i messaggi che lo portino a concludere il percorso. Percorso che deve essere compiuto entro il tempo fissato dal giudice all’inizio della gara possibilmente senza penalità (abbattimento di ostacoli rifiuti etc…) e senza superare il TPS (Tempo di Percorso Standard).
Lo schema quindi abbina cane e conduttore, precisione e velocità; spettacolo e tecnica, felice connubio a cui l’Agility deve gran parte del successo che ha saputo e che continua a raccogliere. Questa meravigliosa disciplina cinofila-sportiva ha chiaramente innumerevoli aspetti positivi: l’impostazione di una stretta simbiosi cane-conduttore; lo spirito di collaborazione, di amicizia e di allegria che caratterizza chi la pratica; la grande varietà delle razze, pure e non, che la possono praticare; la possibilità di svolgerla alle stesse condizioni sia dagli uomini che dalle donne e a qualsiasi età.
L’Agility è quindi uno sport ma anche un divertimento, un’occasione di svago tanto per il cane quanto per l’uomo, che non lascia spazio alla violenza e all’aggressività perché è basilare con l’agility lavorare in positivo. È comunque necessario un grande rigore. Non si devono tollerare fin dal principio i minimi errori, in quanto il cane acquisisce molto in fretta cattive abitudini. Sin dall’ingresso nel campo-ostacoli il cane deve essere tenuto sotto controllo dal conduttore perché deve realizzare che anche se si tratta di un gioco deve rispettare regole precise e non può prendere iniziative. Le conseguenze di negligenza in questo campo sono difficili e lunghe da correggere e possono diventare pericolose per il cane. (dal sito www. dogagility.it)
Obbedienza
Esistono dei criteri di addestramento all’obbedienza che sono basilari e indispensabili da seguire perché il cane si avvicini successivamente agli attrezzi dell’agility con le giuste motivazioni. Si da inizio all’addestramento in un’età opportuna, già dal quarto mese si deve iniziare a giocare col cane in modo disciplinato, il gioco deve avere un determinato fine e deve sempre essere condotto dal padrone, mai dal cane. Non è però impossibile addestrare un cane adulto, è solo un’impresa un pò difficile.
Il padrone, che è il capobranco, sottolinea sempre i progressi del cane con gratificazione riservando la punizione ai casi eccezionali ed essa non deve mai essere brutale: la violenza fisica non facilita ma inibisce l’apprendimento. Il cane, essendo un animale di branco ha bisogno di un capo. Il capobranco deve provvedere personalmente a tutte le esigenze del prorpio cane: cibo, sonno, svaghi, bisogni fisiologici, benessere fisico.
Il cane ha inoltre bisogno del contatto fisico e si deve parlare con lui: all’inizio non comprenderà i comandi ma subito imparerà ad interpretare il tono della voce.
Il gioco è la via per stabilire una positiva comunicazione con il cane, per fargli acquisire equilibrio e sicurezza. Il gioco deve essere creativo, se ne devono inventare sempre nuovi ma non si devono trascurare quelli abituali: tirargli la palla e farla riportare, giocare a tira e molla con lo straccio, legare lo straccio ad una corda e trasformarlo in preda difficile da raggiungere.
È opportuno inoltre far rispettare al cane gli orari dei pasti, lasciandogli la ciotola solo il tempo necessario per mangiare; dopodichè, anche se nella ciotola c’è ancora cibo, occorre portargliela via.
Il cane deve uscire da casa e rientrare sempre dopo il padrone, in presenza di estranei bisogna far aspettare il cane dietro il padrone lasciandolo avvicinare solo quando si ritiene opportuno. Non si deve mai farlo tirare al guinzaglio poiché, un cane che tira, sviluppa ad ogni passeggiata situazioni di stress. Se il cane non obbedisce, non è detto che voglia sfidare il padrone, ma probabilmente non ha capito i comandi. Non si deve mai lasciare un esercizio a metà, altrimenti si perde il ruolo di leader. Ricordarsi sempre che: si comunica col cane attraverso la parola e i gesti, esso non capisce il significato delle parole ma reagisce ai gesti e al tono della voce, obbedisce ad un comando infatti solo quando ha imparato ad associarlo ad un’azione specifica. Inoltre il cane reagisce subito a tutto ciò che vede o sente per cui il rimprovero e la lode devono essere legati a quanto si sta facendo in quell’istante.
L’addestramento deve avvenire in maniera graduale: inizialmente solo pochi minuti al giorno e prima portarlo nel posto solo per farlo annusare e passeggiare, in modo che inizi l’addestramento in un posto conosciuto. Prima di iniziare a lavorare lasciarlo libero e farlo sfogare per un po’. L’addestramento richiede pazienza, essa va utilizzata perché un dolce addestramento porterà ad un cane felice e fiducioso e pronto a collaborare. L’addestramento richiede una posizione mentale flessibile da parte del padrone: se il cane non obbedisce pur con continue ripetizioni, è opportuno inventare un nuovo modo di spiegare. Non bisogna eccedere nel premiare e il premio deve avvenire entro tre secondi. La fase di addestramento deve sempre avere un inizio e una fine con un “vai” liberatorio e con il gioco libero.
Buon agility a tutti